La Repubblica di Guinea è uno stato dell’Africa occidentale, nella fascia subsahariana tra Senegal e Sierra Leone.
I portoghesi furono i primi a giungere in Guinea, nel XV secolo, aprendo la tratta degli schiavi, spopolando la nazione e associando a questa zona il triste nome di Costa degli Schiavi
Ex colonia Francese, fu occupata nel 1890, ha raggiunto l’indipendenza per consultazione referendaria nel 1958; la Francia non reagisce in maniera diplomatica al referendum e lascia il paese su due piedi, senza fare formazione alla prossima generazione di burocrati, lasciando il paese in uno stato di confusione, da allora fino al 2010 si sono susseguiti 3 governi retti dittatorialmente.
Dapprima Ahmed Sékou Tourè, al governo per 27 anni sino al 1984, non rispettoso dei diritti umani e libertà d’espressione, realizzò una forte dittatura mediatica e fece imprigionare gli oppositori presunti o effettivi in gulag. Nonostante fosse un dittatore ha risollevato l’economia e la dignità guineana nazionalizzando strutture e fondando i balletti nazionali come rinascita culturale per ripartire dalla tradizione.
Alla morte di Tourè venne istituito un governo tecnico di transizione subito rovesciato da un altro colpo di stato da parte di Lansana Contè, il suo governo non migliora le cose anzi, la corruzione aumenta, la povertà e la repressione continuano.
Nel gennaio 2007 c’è stato un mese di proteste a livello nazionale, che ha portato migliaia di guineani in piazza a protestare contro il presidente e il suo lunghissimo mandato. Le proteste si sono fermate dopo forti scontri tra manifestanti e polizia, che hanno causato circa 90 morti e 300 feriti.
Il presidente guineano invece di ascoltare il malcontento indice un coprifuoco di 20 ore su 24 su tutto il territorio nazionale, nell’ambito dello stato di assedio decretato per un mese.
Alla morte del dittatore continua la tradizione “ho il fucile quindi comando io” e l’esercito guineano attua un colpo di stato con il quale il Capitano Moussa Dadis Camara, si pone alla guida dello stato, annunciando le elezioni per il 2010.
Nel 2009 Moussa Dadis Camara si presenta per le elezioni dell’anno successivo, il paese non accetta l’affronto di una candidatura democratica da parte di un tiranno e scende nuovamente e massicciamente in piazza. Il governo seda la manifestazione nel sangue, causando 157 morti, migliaia di feriti ed incentivando i militari allo stupro razziale, le famiglie colpite si costituiscono parte civile ma il processo svoltosi nel 2012 non le rende giustizia, il popolo risponde al verdetto attraverso sciopero bianco, i servizi sono ridotti ma invece di scendere in piazza si rimane a casa.
Ma la violenza e l’ingiustizia non possono nulla contro il malcontento della popolazione e nel novembre 2010 per la prima volta dopo più di 50 anni si sono svolte elezioni giudicate relativamente libere e trasparenti, anche se parlando con la gente sembra che il loro voto non sia stato dato in base al programma, ma più in base all’etnia, dimostrando di non avere una coscienza politica sviluppata. Da queste elezioni esce vincitore il leader del partito d’opposizione Alpha Condè. L’attuale presidente, ex partigiano contro il colonialismo francese, nel settembre 2001 fu arrestato dal governo Tourè come principale membro dell’opposizione.
Condè promette una riqualificazione delle strutture pubbliche, luce e strade in un piano quinquennale e l’inserimento di ministeri che prima non esistevano come quello della cultura, anche se in realtà ad Aprile 2013 non ha ancora nominato il parlamento e la sua politica non si discosta molto da quella dei dittatori suoi predecessori.
A seguito delle accuse di frode alle urne si sono proposte nuove elezioni, rimandate sino ad oggi di continuo.
La sua storia ha fatto di lui una speranza di giustizia per la popolazione guineana che lo ha supportato, ma la povertà si è stufata di aspettare un futuro migliore,il cambiamento promesso non è avvenuto: si è svolta una manifestazione nella capitale Conakry, il 27 Febbraio 2013, per chiedere uan totale trasparenza riguardo le prossime elezioni e per finalizzare la transizione con il precedente governo.
Durante la manifestazione sono morte almeno 3 persone, circa 200 i feriti tra cui anche militari. Una di queste morti è ambigua, probabilmente dettata da odio razziale, l’esercito ha sparato su un adolescente che stava camminando da solo lontano dalla zona degli scontri.
La popolazione è rimasta delusa dalla soluzione violenta che questo governo “democratico” ha scelto di attuare, mantenendo la stessa linea delle precedenti dittature. Gli scontri di conseguenza sono proseguiti nei giorni seguenti, con scene di violenza registrate in alcuni mercati e sulle strade principali. Per 10 giorni i principali mercati della capitale sono rimasti quasi completamente chiusi. Ad Arile 2013 il numero dei morti è salito a 10.
In sostanza quello che ancora manca è un piano per lo sfruttamento geo idrico, visto che con 1300 fiumi di acqua ce ne è a volontà, ma per la mancanza di infrastrutture la città di Conakry ancora soffre del razionamento dell’acqua.
Esiste invece un piano per la distribuzione dell’energia elettrica, anch’essa razionata e paradossalmente distribuita a tutti contemporaneamente nel periodo della Coppa d’Africa quando il governo, in caso la Guinea giochi, fornisce energia a tutta la capitale! Per la Coppa d’Africa 2012 una sola partita non è stata visibile in alcune zone della città.
La Guinea non è riconosciuta come stato dall’Italia che non ha un ambasciata presente sul territorio, rendendo difficill il rilascio dei visti che devono passare per l’ambasciata francese.
Le condizioni economiche della Guinea sono molto precarie: circa il 50% dei guineani vive sotto la soglia di povertà, nonostante il paese possieda i 2/3 delle riserve mondiali di bauxite (che serve a produrre l’alluminio), oro, uranio, diamanti, pietre preziose ed enormi potenzialità agricole, l’ingordigia e la corruzione della classe benestante fagocita tutto il profitto del mercato.
La Guinea non esce sui giornali europei, la sua storia è stata fatta di proteste e scritta col sangue, eppure i nostri giornali non se ne curano, dato il suo tasso di povertà e la bassa incisione nel mercato. Ed allora sta a noi, che invece del mercato guardiamo agli uomini, fare controinformazione.
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