20° Vertice Unione Africana 01/2013, la sagra delle belle parole mai attuate

Oltre ai 57 stati africani aderenti alla UA (tutta l’africa eccetto il marocco), partecipano le Nazioni Unite (ONU) ed il presidente della Palestinian Liberation Authority Mahmoud Abbas, l’assemblea dà il benvenuto alla Palestina come “osservatore non membro” nelle Nazioni Unite e si auspica una pressione internazionale sulla risoluzione del confiltto da parte di Israele.

Temi affrontati:

  • La presidenza di turno annuale dell’Unione Africana passerà all’Etiopia
  • Integrazione economica
  • Conflitti nel continente: Mali, Congo, Repubblica Centrafricana, Algeria

Presidenza

La presidenza annuale è da parte di uno stato scelto a rotazione tra le 5 zone geografiche, Nord, Sud, Est, Ovest e Centro.
Desalegn, primo ministro Etiope alla guida dell’Unione Africana, nel discorso di insediamento ha parlato di pace e stabilità per il continente.
Le solite belle parole. Il suo governo è accusato del massacro di numerose comunità rurali nella valle dell’Omo dove è in corso la costruzione di una diga detta Gibe III, il governo non ha neanche avvertito gli abitanti della valle della costruzione della diga, infrangendo decine di leggi tra cui i diritti collettivi alla proprietà della terra della legge internazionale (la Convenzione ILO169 e la Dichiarazione ONU sui popoli indigeni).

Il 28 Dicembre 2012, l’esercito etiope fa 147 vittime in un villaggio Suri, durante un tentativo di sgombero. Solo le associazioni e ONG stanno divulgando le notizie, del resto l’Etiopia ha un decreto, il 621/2009, che impedisce a molti enti di lavorare nel campo dei diritti umani.
Alla faccia di pace e stabilità!

Integrazione economica

Il NEPAD (The New Partnership for Africa’s Development) si occupa di vagliare strategie per lo sviluppo socio economico panafricano. Il summit ha costituito un organo che dovrebbe guidare e monitorare gli interventi del NEPAD.
Il summit sottolinea la necessità di realizzare i piani del CAADP (Comprehensive Africa Agriculture Development Programme ), per la crescita di attività economiche legate all’agricoltura, per garantire la sicurezza alimentare e il dispiegamento di fondi, per realizzare una campagna informativa e facilitazioni sul mercato di piccole imprese agricole.
Vengono costituiti il Pan-African Intellectual Property Organization (PAIPO) e l’African Observatory on Science, Technology and Innovation (AOSTI).
Ma di nuovo sono solo belle parole, non vengono stanziati dei fondi al riguardo, viene fatto un’appello agli stati membri per la realizzazione dei progetti a spese proprie. Addirittura per la Committee of African Heads of State and Government on Climate Change (CAHOSCC) vengono solo ridefiniti i meccanismi di collaborazione.

Conflitti nel continente

Mali. Per mesi l’Unione Africana ha tergiversato senza agire, poi il 10 gennaio l’allora presidente dell’UA chiede che la NATO si unisca alla Francia e all’ONU nel conflitto. Durante il summit si mantiene questa linea interventista appoggiata da quasi tutti gli stati membri, eccetto l’Egitto, il cui presidente Mohammed Morsi è il primo ad essere eletto democraticamente nel suo paese ed anche il primo leader di uno stato arabo ad essere islamista.
L’Unione africana ha chiesto agli stati membri d’inviare in Mali più truppe per fronteggiare l’emergenza. I soldati africani dispiegati passano da 1000 a 7700. L’UA investe in questa azione 453 milioni di $.
Anche la Cina darà il suo contributo. E Certo! Esiste l’Africa- Asia Strategic Partnership (NAASP), che ricorda al mondo come la Cina si stia comprando l’Africa, cosa che conferma i giochi di potere che girano attorno al dominio sul Mali, ed il dominio che molti paesi industrializzati, sopratutto la Francia, ancora impone alle sue “EX” colonie. Ex tra virgolette perchè non solo la Francia ha sempre palesemente influenzato la politica interna dei paesi che in teoria avevano scelto ed ottenuto l’indipendenza, ma ha anche mantenuto il dominio economico perchè la gran parte dei profitti generati nell’Africa francofona vanno diretti in Francia, al riguardo va citato il libro ‘Le scandale des biens mal acquis’ (Xavier Harel e Thomas Hofnung, Francia, 2011), che indaga su come i miliardi entrati in Gabon, Congo e Guinea Equatoriale dopo la scoperta dei giacimenti di petrolio invece di essere spesi nella sanità o nelle scuole, sono stati accaparrati dai rispettivi capi di stato per acquistare immobili e fuoriserie a Parigi o dirottati in Francia ed usati da politici francesi per le proprie campagne elettorali.
La missione Afisma (Missione Africana di Sostegno Internazionale al Mali) non affronta i problemi di malgoverno del Mali.

Congo. Quando si cita un piano di pace per il Nord Kivu in questo summit, si intende l’intervento delle brigate speciali dell’UA.

Algeria. Da Parte dell’UA viene una dichiarazione di solidarietà dopo l’attacco al sito petrolifero di In Amenas, giacimento petrolifero gestito dalla britannica Bp. L’attacco è stato rivendicata da Aqmi (Alqaida Magreb) in risposta alla presenza di truppe francesi in Mali e sopratutto dello sfruttamento di risorse africane da parte dei paesi industrializzati.

Repubblica Centrafricana. All’inizio di Gennaio è stato raggiunto un accordo di pace tra il governo di Bangui e la ribellione del Seleka. La crisi, dovuta al mancato rispetto degli accordi di pace sottoscritti a partire dal 2007, vede una tregua con il cessate il fuoco e la richiesta di un governo di transizione con a capo la figura indicata dalla coalizione Seleka di Nicolas Tiangaye, ex presidente della Lega centrafricana per i diritti umani.

Considerazioni sull’esercito dell UA
Nomads è contrario all’utilizzo da parte del governo di eserciti militari nella risoluzione dei conflitti. Quando è presente una forma di ribellione è in coseguenza della mancata concertazione tra popolazione e governo, e crede che solo tramite la discussione orizzontale si possono risolvere i conflitti.

I militari vengono malpagati e incoraggiati in maniera ufficiosa ma massiccia a chiedere tangenti al popolo per arrotondare lo stipendio, ad es. in Congo gli alti ufficiali a Kinshasa prendono paghe consistenti, mentre le truppe in Kivu prendono solo le briciole.

Tra l’altro c’è da spiegare un GAP culturale riguardo l’organizzazione di tale esercito: non è molto diffusa una coscienza politica in Africa, spesso le persone, e ancor più importante i soldati africani, non sanno per chi e per cosa combattono. Le appartenenze etniche e tribali prevalgono sul senso di nazione, partito politico e stato.