Refugees welcome

Nomads é stato invitato, per motivi di ricerca riguardo il nostro impegno internazionalista e in solidarietá con i rifugiati, dall´associazione no profit KIB ossia KUB in Brandeburg che si occupa di consulenza ai migranti, a visitare il centro di prima accoglienza e detenzione in attesa di espulsione di Heisenhütternstadt.

Il centro di prima accoglienza (Erstaufnahmelager) di Eisenhüttenstadt ricorda una prigione. Per entrare come visitatore devi lasciare i documenti ed essere invitato da un rifugiato che viene a prenderti all´ingresso della struttra e deposita a sua volta la sua carta d´identificazione d´appartenenza al centro. Le alte recinzioni di filo spinato rinforzano questa impressione. Anche i lunghi corridoi grigi con le porte grigie identificate da numeri continuano a ricordare le carceri. Il tutto appare desolante e sconsolato.

Per di piú i lager si trovano per la gran parte in zone isolate, di campagna e nel bel mezzo di zone xenofobe.

Quando guardano fuori dalla finestra vedono da un lato gli uffici e dall´altro la vera e propria prigione. Le loro case si trovano direttamente nel mezzo tra i due. Negli uffici é dove dovranno presentarsi per le interviste che decideranno se potranno rimanere per il primo passo verso la legalizzazione e venire poi divisi nei centri di accoglienza dove spenderanno il loro tempo in attesa della procedura di asilo. Se invece ricevono risposta negativa vengono rinchiusi nel centro di detenzione in attesa di espulsione, il palazzo che hanno avuto di fronte a loro ogni giorno aspettando la sentenza.

Nei casi in cui non sia chiaro se la persona puó avere diritto di asilo in germania secondo le leggi tedesche la sentenza puó metterci anni ad arrivare. Ci é stata riportata la storia di un cinese che ha aspettato la risposta alla sua richiesta di asilo per 18 anni, o ancora ci sono voluti 5 anni per ottenere i documenti tedeschi per una ragazza il cui padre é tedesco ma la madre é messicana.

263390_486190418119057_1572911348_n

La detenzione nei centri di prima accoglienza é di 3 mesi ma si allunga ad esempio nel caso dei siriani la cui espulsione nei paesi di origine non é concessa data l´attuale guerra nel loro paese, i siriani non ottengono indistintamente l´asilo politico ma non possono venire deportati, aspettando cosí in un limbo.

Obbligare le persone ad aspettare, vivendo in queste circostanze, crescere i loro figli all´interno dei centri, per giorni o anni, é disumano e traumatizzante!

Attualmente la legge sull´immigrazione in Germania specifica che il richiedente Asilo politico deve avere motivazioni politiche e personali, ossia non basta piú che la tua etnia o nazione sia sotto minaccia di morte ma devi dimostrare di essere tu nello specifico ad avere subito intimidazioni.

I centri di prima accoglienza suddividono le persone in base alla nazionalitá nelle diverse regioni della Germania, ad esempio nel Branduburgo c´é la comunitá keniana, anche se in realtá la prima necessitá a cui far fronte é la disponibilitá dei posti letto.

Uno dei ponti di ingresso all´Europa insieme a Lampedusa e alla Spagna é Cipro.

Un altro ponte che é stato provato ad usare é Israele come isola economica europea nel bacino del medioriente, ma é una farsa con cui sono stati solo spillati soldi a centinaia di disperati, non esiste alcuna legge sui migranti in Israele, non esiste quindi alcuna possibilitá di legalizzazione, molte persone si sono ritrovate direttamente espulse o imprigionate dopo aver percorso il viaggio della speranza.

Per entrare in Germania i flussi migratori passano frequentemente dalla Polonia. Se i migranti arrivano direttamente in Germania possono far richiesta di asilo, se vengono trovati in Polonia vengono direttamente rimpatriati.

La maggior parte degli stabili hanno bagni e cucine in comune.

Come sostentamento ricevono nella gran parte dei casi dei ticket, buoni prepagati con cui possono scegliere tra determinati generi di prima necessitá in determinati negozi (che sono piú cari della norma), che vengono poi autonomamente cucinati negli spazi comuni.

C´e´ in atto una campagna “Antira-Einkauf” (shopping antirazzista) che vede gli attivisti incontrarsi con i rifugiati al centro commerciale per comprare loro del cibo, invece di prendere i soldi dai rifugiati gli attivisti prendono questi buoni sconto. Cosí da dare una scelta piú ampia e dei prezzi equi agli immigrati.

Link:

http://www.kub-berlin.org/index.php/en/appointments/45-antiracist-shopping-in-hennigsdorf

In teoria ogni essere umano ha diritto a 6mq di spazio. In linea di massima le condizioni delle strutture sono buone, ma ancora non c´é una adeguata assistenza sanitaria.

I richiedenti asilo non possono avere un contratto di lavoro. Anche una volta ottenuto l´asilo passano da 1 a 3 anni per ricevere l´abilitazione al lavoro, e quando finalmente possono fare richiesta di lavoro la candidatura viene considerata solo se una percentuale di tedeschi precedentemente contattati ha dato risposta negativa.

Dai centri di prima accoglienza si puó liberamente uscire ma i detenuti per lasciare i confini del comune di appartenenza del centro a cui sono assegnati, devono fare richiesta scritta di un permesso di vacanza, acnhe se legalmente sarebbe gratuito viene loro chiesto di pagare il permesso tra i 10 e i 20 euro.

Molto spesso le richieste vengono rifiutate senza spiegazioni. Anche nel caso che la richiesta di lasciare il comune sia in direzione Berlino dove possono ad esempio incontrare i loro legali o andare dal dottore.

Non si capisce se non é concesso il lavoro come dovrebbero queste persone procurarsi il denaro che occorre a pagare i permessi.

Non é incoraggiato lo scambio di informazioni tra dentro e fuori i centri, ad esempio non si possono fotografare gli stabili, non esiste una forma di informazione statale sulla situazione dei centri di accoglienza e deportazione, e ancor piú grave all´interno dei centri di accoglienza, i richiedenti asilo non sono informati sui loro diritti ma solo sui loro doveri.

Non esiste all´interno dei centri di accoglienza nessuna forma di scolarizzazione, intrattenimento e investimento del tempo per gli immigrati. Non esistono classi per i fgli dei migranti, anche se in Germania esiste la scuola dell´obbligo ed il diritto di accesso all´istruzione per tutti é sancito dalla costituzione tedesca.

A sopperire queste mancanze sono le associazioni no-profit e la chiesa, unici che realizzano: corsi di tedesco, offrono consulenza legale, psicologica e di integrazione sociale. Spesso le associazioni vengono limitate e contrastate dalla legge e si trovano in alcuni casi a dover lavorare in incognito per trasportare materiale informativo all´interno del centro.

Juma un emigrato africano, proveniente dal Ciad doveva essere deportato in Italia il 28 agosto 2013, secondo il patto di Dublin II. Le sue impronte digitali erano state precedentemente registrate in Italia, quindi secondo il patto di Dublin II doveva essere l ´Italia a decidere la validitá della sua richiesta di asilo e non gli era concesso aprire la pratica in un altro paese europeo. Per evitare la deportazione in Italia si é suicidato 28 maggio.

Il 19 Luglio 2013 c´é stata una manifestazione in ricordo di Juma e a sostegno dello smantellamento dei centri di detenzione e delle leggi sulla deportazione.

Purtroppo Juma non é il primo caso di suicidio per la sua disperata situazione di richiedente asilo in europa, che noi piangiamo.

http://www.anti-rar.de/doku/PE_english_20.pdf

La maggior parte delle deportazioni avviene da Frankfurth am Main, il pilota dell´aereo puó scegliere di non far volare l´aereo con un deportato sopra! Frequentemente le deportazioni non vengono annunciate al personale di bordo, proprio perché spetta al pilota la decisione se far proseguire il viaggio ad un deportato oppure no. Buona norma é quindi che l´extracomunitario in aereporto e all´atto di salire sull´aereo faccia presente a tutti la sua situazione, se necessario anche urlando.

In particolare la Lufthansa, compagnia aerea usata frequentemente per deportare, dopo la pressione attuata dai consumatori e dall´associazione piloti, si é rifiutata di ospitare future deportazioni.

Berlin Oranien platz in Kreuzberg da ottobre 2012 esiste e resiste un accampamento di rifugiati, il Refugees Camp, un iniziativa che ha riunito la forza di immigrati provenienti da diversi centri di accolgienza tedesca in una marcia simbolica da Wurzburg alla capitale, un viaggio lungo un mese per attraversare a piedi 600 km della Germania e arrivare nella capitale per chiedere il diritto di asilo, a Gennaio 2013 i rifugiati hanno anche occupato una scuola abbandonata che é ancora oggi attiva, sono state organizzate molte iniziative, scioperi della fame, occupazioni di ambasciate, incursioni in uffici pubblici.

La marcia ha avuto un grosso impatto sui media cosicché da costringere il governo a ricevere una commissione, purtroppo le richieste avanzate non sono state accettate, l´unica piccola vittoria é stata l´abolizione del Residenzpflicht in alcune regioni del paese, il Residenzpflicht letteralmente “Il requisito di residenza” è l´obbligo per i richiedenti asilo, sia chi lo ha ottenuto che le persone in attesa di risposta, a risiedere solo nella zona loro assegnata.
La protesta non é ancora finita.

http://www.refugeetentaction.net
http://www.refugeetribunal.org
http://www.anti-rar.de/doku/PE_english_20.pdf
http://asylstrikeberlin.wordpress.com/